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Immagine del redattoreVigevanoFutura

Cilavegna, marito positivo a due test sierologici. «Dobbiamo pagarci gli esami per tornare liberi»

Da 90 giorni sono chiusi nella loro casa di Cilavegna, nessuno gli ha notificato la quarantena e nemmeno fatto un tampone anche se il virus è entrato nella loro abitazione. Potranno riprendere una vita normale solo pagandosi i tamponi.





I coniugi Annmaria Ruggeri, 57enne bancaria a Vigevano, e Fabio Ferrari, 58enne impiegato tecnico in un'azienda di Vigevano, sono certi di essere stati toccati dal Covid. Sicuramente il marito, che ha anticorpi rilevati da due differenti test sierologici svolti a Cilavegna e Mortara.


Una vicenda che dura dal 9 marzo scorso, prima lunedì di zona rossa nel nord Italia. Quel giorno Ferrari torna a casa dal lavoro nella sua casa di Cilavegna.«Mio marito ha iniziato a non sentirsi bene, febbre e dolori vari: i sintomi del Covid - ricorda la moglie -. Abbiamo chiamato il numero verde regionale, eravamo all'inizio dell'emergenza e ci hanno dato alcuni consigli.


Siamo subito rimasti a casa dal lavoro, come previsto, ed anche isolati in casa: i miei anziani genitori vivono nello stesso stabile non li abbiamo praticamente più visti avvalendoci dell'aiuto di badanti.


Poi i sintomi di mio marito sono peggiorati, la saturazione scendeva ed aveva perso la sensibilità dell'olfatto.


Devo ringraziare il nostro medico di base, gli abbiamo scritto mail molto di frequente e ci ha sempre risposto. Ha prescritto antibiotici ed anche l' idrossiclorochina, farmaco antimalarico usato ad inizio emergenza, e i sintomi di mio marito piano piano sono diminuiti. Non ha mai avuto bisogno del ricovero in ospedale. Il nostro medico di base ci ha aiutato davvero.






credits:

la provincia pavese


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